Volkswagen affronta una crisi delle vendite in Europa e pianifica la chiusura di fabbriche per adattarsi al calo del mercato.
Volkswagen ha affermato di avere “un anno, forse due” per adattarsi al calo delle vendite di auto in Europa, mentre considera la chiusura di fabbriche in Germania per la prima volta nella sua storia. Durante un incontro con i lavoratori presso la sede di Wolfsburg, i vertici dell’azienda hanno previsto di vendere 500.000 veicoli in meno rispetto ai livelli pre-pandemia, corrispondenti a circa due stabilimenti. Volkswagen non prevede di tornare ai volumi di vendita del 2019, un segnale preoccupante che ha portato alla proposta di chiudere due stabilimenti tedeschi, uno per le auto e uno per i componenti. Questa mossa ha scatenato forti reazioni da parte dei sindacati e ha rappresentato una sfida politica significativa per il cancelliere Olaf Scholz, già sotto pressione a seguito della recente vittoria del partito di estrema destra Alternative für Deutschland in Turingia.
Volkswagen, seconda solo a Toyota per vendite globali nel 2023, è una colonna portante dell’industria automobilistica tedesca, con 300.000 dipendenti in Germania e 650.000 a livello globale. Tuttavia, la società è stata lenta nell’adattarsi alla crescente domanda di auto elettriche, permettendo ai concorrenti cinesi di conquistare quote di mercato in Europa con veicoli elettrici più economici.
Arno Antlitz, direttore finanziario di Volkswagen, ha avvertito che l’azienda ha “un anno, forse due, per cambiare le cose”. Le vendite di auto in Europa, ha affermato, non torneranno ai 16 milioni di unità registrati nel 2019, prima della pandemia e della carenza di semiconduttori. Volkswagen prevede che in futuro saranno venduti circa 14 milioni di veicoli all’anno, sottolineando che il problema non è legato ai prodotti o alle performance di vendita, ma piuttosto alla contrazione del mercato.
In particolare, Antlitz ha evidenziato i problemi finanziari del marchio Volkswagen, spiegando che “spendiamo più soldi per il marchio di quanti ne guadagniamo”. Questa situazione, ha concluso, non è sostenibile a lungo termine e potrebbe ostacolare la trasformazione dell’azienda se non affrontata tempestivamente.