Schenk Italia investe 2 milioni per produrre vino dealcolato in Italia, puntando a un milione di bottiglie entro il 2026.
Il vino dealcolato, un mercato in crescita, si prepara a un’importante svolta in Italia grazie all’impegno di Schenk Italia e altre realtà vinicole di spicco. Appena un mese dopo l’approvazione del decreto che consente la produzione di vino senza alcol nel nostro Paese, il gruppo Schenk ha annunciato l’intenzione di trasferire parte della sua produzione dalla Spagna alla cantina di Ora, in provincia di Bolzano. L’investimento previsto, pari a 2 milioni di euro, permetterà di dotare la struttura degli impianti necessari per la dealcolazione, puntando a produrre un milione di bottiglie entro il 2026.
Il gruppo svizzero, che opera anche in Francia e Spagna, ha avviato la produzione di vini senza alcol quattro anni fa con la cantina Bodegas Murviedro, nei pressi di Valencia. Da questa struttura arrivano ogni anno circa 200mila bottiglie, di cui 40mila destinate al mercato italiano. I vini prodotti comprendono diverse tipologie, tra cui rossi locali, Glera, Fiano e Primitivo. Ora, grazie all’investimento italiano, queste produzioni saranno trasferite sul territorio nazionale.
Il vino senza alcol è ancora un segmento di nicchia in Italia, ma le potenzialità sono elevate. In mercati più maturi come la Germania, ad esempio, rappresenta già il 7% degli spumanti, mentre negli Stati Uniti vale circa un miliardo di dollari. A livello globale, il mercato dei vini dealcolati è stimato in 2,57 miliardi di dollari. Un’indagine di Vinitaly e Swg evidenzia che in Italia esiste un potenziale pubblico di un milione di astemi e 14 milioni di consumatori di vino interessati a un’alternativa per specifiche esigenze, come la guida.
Schenk non è l’unica cantina ad aver intrapreso questa strada. Tra i produttori già attivi ci sono Argea, Mionetto, Hofstatter e Varvaglione, mentre Italian Wine Brands si appresta a lanciare i primi vini dealcolati, tra cui spumanti, bianchi e rossi. «Vedremo se questa nicchia si trasformerà in un mercato stabile anche in Italia», osserva Alessandro Mutinelli, presidente di Italian Wine Brands.
I mercati di riferimento per i produttori italiani restano quelli nordici, con Belgio e Danimarca in testa. Tuttavia, l’obiettivo è anche quello di convincere un nuovo pubblico, solitamente orientato verso i soft drink, a scegliere un prodotto più naturale e senza additivi chimici. La sfida è appena iniziata, ma il settore guarda con ottimismo al futuro del vino dealcolato.