Ricavi in calo del 7,8% nel 2024 per i macchinari italiani. Si attende il rilancio grazie agli incentivi di Transizione 5.0.
Il 2024 si chiuderà con ricavi del settore macchinari inferiori alle attese, segnando un calo significativo rispetto alle previsioni iniziali. Se a giugno Federmacchine stimava un fatturato vicino ai 55 miliardi di euro, ora le stime si fermano a poco più di 52 miliardi, registrando una riduzione del 7,8% rispetto al 2023. Questo risultato rispecchia un contesto economico in rallentamento, caratterizzato da investimenti stagnanti e una contrazione della domanda sia interna che estera.
La stasi del mercato interno pesa più dell’export. Mentre le vendite all’estero calano di circa il 4%, è il consumo nazionale di macchinari e impianti a subire il colpo maggiore, con una flessione del 17% e un valore sceso a 25,2 miliardi di euro. Le consegne interne perdono il 15,5%, mentre gli importatori subiscono una contrazione ancora più marcata, pari al 20,3%. Questi livelli riportano il consumo di macchinari sotto i numeri del 2019, facendo emergere una fase di difficoltà per l’intero comparto.
Anche i dati Istat confermano il trend negativo, con gli investimenti in macchinari e impianti che, nel terzo trimestre 2024, registrano un calo annuo del 6%, il peggiore dai tempi della pandemia. Questa flessione, in valori assoluti, equivale a una perdita di 2,7 miliardi di euro.
Tra le cause principali del rallentamento si segnala l’attesa prolungata degli incentivi di Transizione 5.0, il cui impatto sul 2024 è stato limitato. La misura, dotata di oltre 6 miliardi di euro in crediti di imposta, è entrata in vigore solo ad agosto, troppo tardi per dare una spinta decisiva al settore. Inoltre, la complessità delle procedure ha frenato molte aziende, costringendole a rimandare gli investimenti.
Il presidente di Federmacchine, Bruno Bettelli, auspica che le modifiche introdotte nella Legge di Bilancio possano rivitalizzare la domanda interna, favorendo un rilancio del settore nel 2025. Tuttavia, per il prossimo anno si prevede solo una crescita moderata del 2%, con un export quasi stagnante (+0,7%) e un mercato interno in lieve ripresa (+5%).