In ottobre produzione ferma rispetto a settembre, ma -3,6% annuo. Auto e tessile in forte calo, lieve ripresa nei consumi.
La produzione industriale italiana a ottobre 2024 segna un dato invariato rispetto al mese precedente, secondo i dati destagionalizzati. Tuttavia, su base annua si registra un calo del 3,6%, segnando il ventunesimo mese consecutivo di contrazione. Nei primi dieci mesi dell’anno, la produzione si attesta in calo del 3,3%, un trend negativo che difficilmente cambierà nell’ultima parte del 2024, complice l’aumento delle richieste di cassa integrazione e le chiusure anticipate per le festività natalizie.
Tra i settori, alimentare ed elettronica sono gli unici comparti manifatturieri in crescita, mentre tessile-abbigliamento e mezzi di trasporto soffrono i cali più marcati. In particolare, il comparto auto registra un crollo del 40% su base annua, quasi dimezzando l’output di ottobre 2023. Anche il tessile-abbigliamento segna un calo consolidato del 10,5% dall’inizio dell’anno, superando persino la flessione dei mezzi di trasporto.
Il contributo negativo dell’industria è tra le cause della revisione al ribasso delle previsioni di crescita del PIL italiano nel 2024, ora stimato a +0,5%. Le difficoltà si riflettono anche sull’export, che nei primi nove mesi dell’anno cala di oltre 3 miliardi di euro (-0,7%), con la Germania come epicentro del problema. Qui, una combinazione di stagnazione economica e contrazione dell’edilizia ha sottratto ai nostri esportatori 3,1 miliardi di euro di fatturato.
La Transizione 5.0, pensata per stimolare investimenti industriali, sta avendo un impatto limitato: solo il 3% dei crediti di imposta previsti è stato utilizzato. Di conseguenza, gli investimenti in impianti e attrezzature sono crollati del 6% annuo nel terzo trimestre, segnando il peggior dato dalla pandemia.
Nonostante il quadro industriale critico, i consumi interni mostrano una maggiore resilienza grazie al record occupazionale e alle tredicesime. Tuttavia, le richieste di cassa integrazione sono aumentate del 23% in nove mesi, con picchi del 50% nella meccanica e oltre il doppio nel tessile. Si guarda ora al 2025 con la speranza di una ripresa.