Pinko richiede misure protettive per negoziare con i creditori e affrontare la crisi di liquidità che scuote il settore moda italiano.
Il Tribunale di Parma il prossimo 14 novembre esaminerà la richiesta di misure protettive al patrimonio avanzata dalla Cris Conf, nota azienda di abbigliamento fondata negli anni Ottanta e proprietaria del brand Pinko. Questa procedura, prevista dal nuovo Codice della crisi d’impresa (che ha sostituito la vecchia legge fallimentare), rappresenta per l’azienda un’opportunità di stabilizzare la situazione con i creditori e tentare di superare l’attuale crisi di liquidità. In caso di approvazione, Cris Conf avrà 12 mesi per negoziare con i creditori e cercare soluzioni per evitare conseguenze più drastiche, come un piano di risanamento drastico o addirittura un concordato preventivo, che comporterebbe vincoli e controlli esterni.
Con questa richiesta, Cris Conf punta a tutelarsi anche dalle istanze di fallimento, garantendosi una gestione indipendente delle proprie operazioni. Tuttavia, questa notizia ha destato preoccupazione nei sindacati, che, tramite l’associazione degli industriali di Parma, hanno chiesto un incontro urgente con l’azienda per valutare l’impatto della crisi. L’azienda, che conta oltre 550 dipendenti e una rete di circa 250 negozi, inclusi 95 store diretti in Cina, si trova in difficoltà proprio a causa della forte contrazione dei consumi nel mercato cinese, un elemento determinante per la crisi attuale.
Cris Conf nasce nel 1985 per volontà di Pietro Negra e di sua moglie Cristina Rubini. Da azienda produttrice di marchi di moda, negli anni successivi amplia il proprio business fino a lanciare Pinko, marchio oggi noto in tutto il mondo. Pinko si è rapidamente affermato nel settore della moda pronta, raggiungendo negli anni Duemila una presenza internazionale attraverso negozi diretti e franchising, con circa 800 multimarca e 70 boutique monomarca. Tuttavia, già in passato il marchio aveva dovuto affrontare fasi critiche, come quella di dieci anni fa, quando fu varato un piano di ristrutturazione aziendale con la conseguente riduzione di oltre 40 posti di lavoro.
L’ultimo bilancio della Cris Conf risale al 2022 e segnala un fatturato di oltre 220 milioni di euro. La sfida che l’azienda affronta oggi è complessa: riuscire a superare questa crisi senza compromettere ulteriormente la propria struttura e l’intera filiera. L’esito della prossima udienza a Parma sarà dunque decisivo per delineare le possibilità di risanamento.