Il settore macchine utensili crolla. Urgenti interventi su Transizione 5.0 e politiche industriali per rilanciare l’innovazione.
Il settore delle macchine utensili sta affrontando una forte contrazione nel mercato interno, con un calo che riporta la domanda ai livelli del 2016. Nel 2024, si prevede una riduzione del 34,8% nel consumo di robot, con un impatto negativo sia sulle consegne delle aziende italiane che sugli importatori, e una conseguente riduzione della produzione nazionale dell’11%. Il quadro resta però sostenuto dalle esportazioni, che, in crescita del 6,3%, raggiungeranno un nuovo record di 4,5 miliardi di euro, mitigando parzialmente le difficoltà interne.
La causa principale di questo rallentamento è il calo degli investimenti in macchinari in Italia, che, secondo l’Istat, hanno registrato un -6,2% nel terzo trimestre del 2023. Il ritardo nell’attuazione delle misure legate a Transizione 5.0 ha ulteriormente limitato l’accesso agli incentivi, con solo il 3% dei crediti di imposta utilizzati rispetto ai 6,24 miliardi disponibili. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) ha annunciato interventi normativi per rendere queste misure più accessibili, come l’eliminazione dell’obbligo di certificazione energetica e l’introduzione di incentivi per sostituire macchinari obsoleti.
Secondo il presidente di Ucimu, Riccardo Rosa, gli aggiustamenti annunciati, come l’innalzamento delle aliquote e la possibilità di cumulare incentivi, potrebbero rilanciare la domanda interna. Tuttavia, la preoccupazione resta alta per i tempi di attuazione. Se inclusi nella Legge di Bilancio, questi correttivi potrebbero dare un impulso alla domanda e favorire l’innovazione del settore manifatturiero, fondamentale per la competitività e la sostenibilità europea.
Le previsioni per il 2025 indicano una leggera ripresa della produzione (+2,9%), ma insufficiente per compensare le perdite del 2024. La crisi del settore automotive, principale mercato per i robot, e le difficoltà legate alla transizione elettrica in Europa rappresentano ostacoli significativi. Rosa sottolinea che la chiusura di fabbriche automotive e la perdita di posti di lavoro nell’indotto rischiano di creare un grave problema sociale. È essenziale, quindi, un nuovo programma di politica industriale a sostegno delle imprese dal 2026 in poi per garantire la competitività e la sostenibilità del settore manifatturiero italiano ed europeo.