Il rinnovo delle concessioni idroelettriche è cruciale per evitare il controllo estero e garantire investimenti per l’energia rinnovabile italiana.
Il rinnovo delle concessioni idroelettriche in Italia sta creando forte preoccupazione. Confindustria esprime allarme poiché le attuali norme potrebbero portare a una perdita di controllo nazionale sulla produzione di energia idroelettrica. Le concessioni in scadenza sono assegnate tramite gare pubbliche, il project financing o la creazione di società pubbliche. In alternativa, era stata proposta una modifica per consentire il rinnovo agli operatori uscenti, a condizione di realizzare investimenti sostanziali, ma il vincolo del Pnrr ha bloccato questa opzione.
La speranza, ora, è che con il nuovo ruolo di Raffaele Fitto nella Commissione UE si possa negoziare un percorso alternativo. La situazione è complicata: in Lombardia, ad esempio, le prime gare hanno attirato l’interesse di gruppi stranieri, aumentando il timore che anche le concessioni più grandi possano finire a operatori esteri, con conseguenze per la sicurezza energetica del Paese.
Il settore idroelettrico italiano è un asset strategico: conta oltre 4.300 impianti e genera il 20% del fabbisogno nazionale di energia, coprendo il 40% dell’energia rinnovabile. Tuttavia, questi impianti richiedono investimenti tra i 14 e i 16 miliardi di euro per rimanere efficienti. Confindustria sostiene che sia fondamentale garantire concessioni a lungo termine, incentivando investimenti che possano supportare non solo la produzione, ma anche la filiera italiana di materiali come cemento e acciaio.
Inoltre, Regina sottolinea che i prezzi dell’energia in Italia sono tra i più alti in Europa, rendendo difficile per le imprese italiane competere con quelle di Paesi come Francia e Germania. Il meccanismo di Energy Release, basato sulla fornitura di energia rinnovabile a prezzo agevolato alle aziende, potrebbe includere l’idroelettrico, calmierando i costi e favorendo la transizione ecologica.
Per supportare l’Energy Release, Confindustria chiede deroghe sui limiti per la costruzione di impianti fotovoltaici, attualmente vietati in terreni agricoli. È necessaria la collaborazione con i Ministeri dell’Agricoltura e dell’Ambiente per individuare aree adatte, inclusi terreni non coltivati.