Competitività UE: scelte strategiche per il futuro

Gli imprenditori chiedono all’Europa scelte per tutelare l’industria, con un focus su decarbonizzazione e indipendenza energetica.

La competizione o il declino delle imprese? È una questione che richiede scelte importanti e mirate, spiegano gli imprenditori di Cremona, riuniti per la loro assemblea annuale. Stefano Allegri, presidente dell’Unione degli Industriali di Cremona, sottolinea come il settore industriale europeo stia attraversando un periodo di turbolenze, tra guerre, cambiamenti geopolitici e nuove tecnologie emergenti. A suo avviso, è arrivato il momento di scegliere le giuste direzioni per garantire un futuro solido all’industria europea.

L’Europa, oltre a Schengen e alla moneta unica, deve ora prendere decisioni che completino il progetto di integrazione, smettendo di concentrarsi solo sulla regolamentazione. Allegri pone l’accento sulla necessità di proteggere la manifattura europea, considerata negli ultimi anni più come un ostacolo che come una risorsa. Le attuali politiche europee, secondo Allegri, non considerano sufficientemente le differenze di emissioni tra i diversi paesi, con la Cina che, ad esempio, produce molte più emissioni rispetto al continente europeo.

Un caso emblematico è rappresentato dalla transizione rapida imposta al settore automobilistico, che ha portato alla chiusura di stabilimenti in Europa mentre la Cina ha assunto il controllo del mercato. Allegri propone un approccio più graduale alla transizione ecologica, sostituendo progressivamente i modelli di veicoli meno ecologici fino al 2030, una strada che garantirebbe risultati ambientali migliori.

La tecnologia è un altro settore cruciale. In Europa, secondo Allegri, si regolamenta troppo, mentre negli Stati Uniti e in Cina si innovano e investono pesantemente, come nel caso dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie nucleari, essenziali per una decarbonizzazione efficace. Le imprese europee dipendono per il 65% dalla Cina nelle filiere delle tecnologie verdi, e questa situazione richiede una strategia che riduca la dipendenza e sostenga la competitività dell’Europa.

In Italia, il panorama imprenditoriale è vincolato da una burocrazia soffocante, dove una grande opera richiede anche più di 15 anni per essere completata. Gestire il debito pubblico in modo produttivo è fondamentale, promuovendo investimenti che supportino la crescita economica e favoriscano l’innovazione. Una politica industriale complessiva è necessaria, supportando i giovani, l’innovazione, la riduzione del costo del lavoro e una visione orientata al futuro.

Il nucleare rappresenta, secondo le imprese, l’unica via realistica per una decarbonizzazione su vasta scala, con progetti di impianti sicuri che potrebbero garantire all’Italia indipendenza energetica. Antonio Gozzi, special advisor di Confindustria, aggiunge che un prezzo unico dell’energia in Europa è ancora un obiettivo lontano, ma essenziale per ridurre le disparità tra i paesi. Con l’economia italiana che fatica, secondo le stime, a raggiungere una crescita dello 0,8% nel 2024, è chiaro che l’Italia deve assumere un ruolo forte in Europa per tutelare la sua industria e l’intero modello di benessere europeo.

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