Siccità al Sud e piogge al Nord compromettono la qualità e la quantità della frutta italiana. Servono interventi urgenti.
L’Italia sta affrontando un periodo critico per la produzione di ortofrutta, influenzata negativamente dalle condizioni climatiche estreme che stanno caratterizzando il 2024. Al Sud e nelle Isole, la siccità severa ha messo in ginocchio molti agricoltori, mentre al Nord, piogge abbondanti e prolungate hanno compromesso la qualità di numerosi prodotti. Questo scenario è particolarmente preoccupante per un settore che vale oltre 16 miliardi di euro, rappresentando il 25% della produzione agricola nazionale.
Il clima ha avuto un impatto significativo sulla frutta, alterandone calibro, quantità e conservabilità, e favorendo anche la diffusione di malattie. Meloni e angurie al Nord hanno sofferto a causa delle basse temperature e dell’eccesso di acqua durante la prima parte dell’estate, con difficoltà nel raggiungere un buon livello qualitativo. Anche le pesche e albicocche, pur presentando una qualità discreta, hanno visto un aumento significativo degli scarti dovuto alla proliferazione di insetti alieni e funghi.
In Piemonte, si sono registrati forti attacchi del virus sharka su pesche e nettarine. Tuttavia, per le varietà a maturazione tardiva, il caldo sopraggiunto ha migliorato la qualità del frutto. In Emilia-Romagna, l’umidità elevata ha favorito la diffusione della monilia su tutte le drupacee, causando problemi di conservabilità, in particolare nella zona del Ravennate. In Veneto, la campagna delle ciliegie è stata gravemente compromessa dal cracking, con danni sull’80% del prodotto precoce.
La situazione è particolarmente drammatica in Sicilia, una delle regioni più importanti per la produzione di frutta in Italia, dove la crisi idrica è senza precedenti, con interi frutteti abbandonati. Siccità grave si registra anche in Sardegna e in Puglia, aggravando ulteriormente le difficoltà del settore.
Un altro fattore di preoccupazione è la flessione dei consumi di frutta estiva rispetto agli anni passati. Michele Ponso, presidente della Federazione nazionale Frutticoltura di Confagricoltura, attribuisce questo calo non solo al clima freddo del Nord che ha ritardato gli acquisti, ma anche all’erosione del potere d’acquisto delle famiglie italiane. La frutta, spesso percepita come un “lusso”, viene talvolta sostituita da snack pronti all’uso, più apprezzati dai giovani consumatori. Tuttavia, i piccoli frutti, come fragole e mirtilli, hanno avuto un buon andamento quest’anno.
Infine, la concorrenza straniera rappresenta una minaccia significativa per i produttori italiani. I prodotti esteri, venduti a prezzi molto bassi nella grande distribuzione organizzata (GDO), non permetterebbero alle aziende italiane di coprire i costi di produzione se dovessero abbassare i propri prezzi a quel livello. Ponso sottolinea l’urgenza di adottare politiche mirate a proteggere la filiera, con interventi immediati e strategie lungimiranti, accompagnate da adeguate misure di sostegno.